Ho una mia oppinione in merito al nucleare e ho voluto spiegarla ad un politico locale del PD, giusto per chiedere una posizione più aperta in merito al problema. Insomma, ritengo serva una riflessione migliore, globale, in termini di energia e di sicurezza.
Ecco un pezzo della mia missiva
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Io non faccio attività politica, ne sono iscritto a partiti, .............. ci sono posizioni che fatico a capire.
Il nucleare è una di queste.
Credo di avere una buona conoscenza del problema nucleare e del problema energetico, da cittadino, non certamente da esperto. Seguo con attenzione le questioni delle energie rinnovabili (in gioventù ho partecipato ad una società che produceva pannelli solari e si interessava al fotovoltaico: più di 30 anni fa) e cerco di farmi una opinione oggettiva.
La mia convinzione è che le fonti rinnovabili sono indispensabili, così come la ricerca, l’investimento e l’uso di queste fonti è molto importante. Certamente occorre incrementare il risparmio incentivando efficienza nell’uso energetico, il miglioramento degli isolamenti termici degli edifici e così via.
Ciò nonostante le ritengo forme ausiliarie non alternative a quelle classiche, almeno fin quando il consumo energetico sarà un indicatore del ‘benessere’ e dello ‘sviluppo’.
Al momento, mi sembra (e con me molti italiani,credo) essere ostaggio dei produttori di petrolio o di gas. I rincari di questi mesi ne sono una dimostrazione come lo sono la chiusura dei gasdotti russi in periodi invernali, gli accordi con i vari regimi per oleodotti o impianti petroliferi (salvo poi bombardarli, all’occorrenza).
Diversificare mi sembra una delle poche alternative, in modo da mettere in concorrenza le varie fonti. Non risolve radicalmente il problema, ma appiattisce le asperità.
Non mi sembra, inoltre, esista un piano energetico nazionale decente a lungo termine e temo che questa non sia una lacuna del solo Governo attuale.
Il nucleare, quindi, va valutato con attenzione. Già nel ’86, dopo Chernobyl , l’Italia e gli italiani si sono mossi sull’onda della emotività, informati dai giornali in modo altisonante del terribile incidente, ma senza strumenti utili a capire e decidere. Senza dati tecnici, senza termini di paragone. Ora si sta ripetendo il tutto con l’emotività del nucleare giapponese.
E’ vero, il nucleare pone molti problemi, ma la produzione di energia in modi convenzionali non ne pone? Se un terremoto fa crollare una casa e nel crollo muoiono persone non si è mai deciso di non costruire più case. La colpa poi è del terremoto o della casa o degli uomini?
Insomma certamente a fronte dell’incidente di Fukushima, ci saranno vittime, non necessariamente morti, ma quale attività umana non produce vittime, e quale disastro naturale non ne produce?
Se le scorie nucleari sono un problema, perché non lo sono le scorie delle centrali convenzionali?
Una centrale nucleare richiede circa 100 tonnellate di combustibile atomico per un anno di funzionamento. Una centrale convenzionale, sia a gas o petrolio o carbone, ne richiede un milione di tonnellate, 10.000 volte di più. Visto che quello che entra deve uscire, mi chiedo dove finiscono. Polveri, fumi, CO2, sostanze velenose e cancerogene. Chi se lo chiede?
Quanti morti ci sono stati nell’ultimo secolo a fronte di un chilowattora di energia prodotta con il nucleare e con le forme convenzionali?
Se giochiamo con l’emotività, mettiamo in mediatico risalto anche gli incidenti chimici o legati alla chimica. Dalla recente esplosione di Viareggio alla diossina di Seveso. Si sono contati bene i morti? Si è deciso di chiudere la chimica? Manco per sogno. Le vittime di Seveso stanno ancora aspettando un colpevole o un rimborso, che non ci sarà mai.
Insomma servono dati seri, affidabili e non di parte, per una decisione non emotiva. Bisogna trovare il modo di uscire da logiche ad uso populistico: adesso faccio le centrali, poi ci ripenso, poi decido di non farle più e poi forse vedremo.
Credo che la sinistra possa differenziarsi dalla destra, non dicendo il contrario di quello che dice il Governo, ma adottando una propria linea seria, coerente, magari anche impopolare, ma motivata con la forza e la moralità per portarla avanti.
Da queste righe capirai che non sono contrario al nucleare, non oso dire favorevole, perché i dubbi e le incertezze che ho sono tante. Anni fa ho visitato la centrale nucleare di Caorso, quando era in costruzione e non mi è sembrata così mostruosa. Quanto imparato a scuola, quanto letto su libri o visto di persona non mi ha fin ora spaventato al punto di cancellare l’idea. Tante altre cose mi spaventano di più.
Quello che sto chiedendo alla sinistra, tramite te, è una posizione più critica verso il no al nucleare, insomma un atteggiamento più possibilista e una posizione chiara e ampia verso il problema energetico, supportata da dati concreti, più che da parole o discussioni ad uso esclusivamente politico.
Mi scuso del tempo che ti faccio perdere. Se credi rigira questa mia, per quel poco che pesa, a chi ritieni.
Con rinnovata stima,
fabrizio
Lun, 06/06/2011 - 22:43
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Il problema è più ampio
Il problema, comunque, è più ampio.
Non si tratta semplicemente di dire si o no a questa o quella fonte di energia. Occorre una visone più ampia.
Un piano energetico proiettato nei prossimi 25-50 anni.
I consumi attuali sono noti. Quelli futuri da stimare, nel modo più corrotteo possibile, senza escludere il miglioramento delle efficienze ed il risparmio energetico.
Un piano energetico, ben fatto, non propagandistico, può stimare le future necessità, definire le fonti: combustibili fossili, solare, eolico, nucleare, autoproduzione (con bicicletta a pedali?). I costi di stoccaggio ed i relativi rischi, le disponibilità future del combustibile, ecc.
Battute a parte, devono essere definiti anche i costi, un termini di approvvigionamento, produzione, smaltimento (compreso lo smaltimento di ceneri e fumi), costi sanitari, ecc.
Non è facile e serviranno correzioni nel tempo, ma è indispensabile.
Io rimango scettico nei confronti degli anti nucleari che parlano di scorie, o di chi parla di rischi della salute, quando poi non sento trattare gli stessi argomenti per le fonti energetiche da combustibili fossili che producono enormi quantità di fumi e polveri (milioni di tonnellate) normalmente rilasciate nell’ambiente). Ne riesco a capire chi non vuole una centrale, che so, a turbogas sotto casa propria. Va bene ovunque, ma non vicino a casa mia?!
Se da un tale piano emerge che il nucleare non è conveniente o non necessario, mi sta bene.
Occorre affidarsi ad esperi, non ad opinionisti. Necessita poi far conoscere al popolo bue le linee guida del piano, i punti salienti. Illustrati in modo chiaro e cosciente. Evitando propagande, molto di moda nel nostro Paese.
fabrizio
Ven, 10/06/2011 - 14:24
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Meglio rinunciare ?!
Sento in questi giorni molti che dicono: il nucleare ci vorrebbe, è una bella tecnologia, ma in Italia non si può fare perché siamo troppo inaffidabili.
Anche mia figlia ha questo atteggiamento
E’ assurdo. Invece di lavorare per creare i presupposti corretti, si rinuncia. Così non si può progredire. Si delegano altri, altri paesi in questo caso, a risolvere problemi. Si rinuncia a responsabilizzare gli enti, le aziende, le persone. Ci si siede e si aspetta.
In molti altri settori si preferisce rinunciare. Sedersi ed aspettare (cosa poi).
Non c’è da meravigliarsi se i prezzi salgono, se le condizioni peggiorano, se si retrocede nelle classifiche mondiali a scapito di paesi emergenti come India e Corea.
Gli studenti rinunciano a studiare, tanto non serve per il posto di lavoro che è sempre più triste. Le industrie rinunciano a progredire e a fare ricerca, basta comperare brevetti e vendere iphone e ipad anziché progettarli. Le istituzioni rinunciano a rilanciare le proprie competenze.
Sediamoci e spettiamo la fine.